Studiare il potente algoritmo di Facebook significa provare a capire in quale modo il Social Network “ragiona” per decidere cosa far vedere, a chi e in quale misura.
Avete notato che Facebook sceglie cosa farvi vedere e cosa no e che i vostri post vengono visti solo da alcune persone?
L’algoritmo sceglie a chi far vedere i post, quando, a quante persone, etc.
Si tratta, molto sinteticamente, di un insieme di procedimenti informatici che permette di mostrare i contenuti pubblicati sul social a una porzione limitata di utenti.
Oppure, per comprenderne meglio la portata, potremmo dire che permette di individuare e selezionare il numero e le caratteristiche di utenti a cui mostrare determinati contenuti.
Nel corso del suo sviluppo Facebook ha dovuto modificare molti assetti e molte funzionalità.
I motivi possono essere ricercati sia nella necessità di gestire in maniera razionale e organica una mole di utenti sempre in crescita (ne abbiamo parlato nell’articolo sulla Storia di Facebook), ma anche per la lungimiranza del suo ideatore nell’intuirne le potenzialità in termini di sviluppo di digital marketing.
Come è Cambiato nel Tempo
Nei primi anni del Social Network, ad esempio, si registrava un’enorme portata organica: tutti potevano vedere i post di tutti.
Nel 2006 nacque il News Feed, ancora nota a molti utenti italiani come “Bacheca di Facebook”.
Si tratta dello spazio in cui ogni utente, dopo il login al profilo, si interfaccia coi contenuti e scorre i post di amici, pagine e inserzionisti paganti.
Ma con la crescita della piattaforma diventò impensabile lasciare immutati questi meccanismi, poiché i contenuti erano “troppi”.
Intuitivamente si comprende, infatti, che non sarebbe stato possibile far vedere alle persone tutti i post di tutti i loro contatti o pagine seguite, man mano che questi post diventavano migliaia ogni giorno.
Occorreva necessariamente operare una selezione dei contenuti da mostrare.
Ecco che nel 2010 Zuckerberg iniziò a parlare di Edge-Rank.
Cos’è l’Edge-Rank
L’Edge-Rank era un algoritmo che regolava le impostazioni di funzionamento del News Feed, e iniziava a selezionare i contenuti da far visualizzare (o meno) in esso secondo fattori molti basilari.
Secondo le intenzioni di Zuckerberg, il News Feed aveva lo scopo di “favorire l’interazione dell’utente coi contenuti per lui più rilevanti”.
Ciò ne renderebbe più piacevole la navigazione nel Social e, ovviamente, porterebbe a “fidelizzarlo”.
Negli anni della sua creazione, verso il 2010, ogni pagina Facebook raggiungeva coi suoi post circa il 16% dei propri follower: per raggiungerli tutti, o comunque per aumentare la portata, emerse la necessità di ricorrere alle sponsorizzazioni.
L’Edge Rank ha dunque subito nel tempo una serie di modifiche e implementazioni che periodicamente si sono susseguite dalla sua creazione.
Fino a quando, nel 2012, si arrivò a quasi 3 milioni di “Mi piace” e ormai ci si poteva aspettare un grosso cambiamento algoritmico da un momento all’altro.
La rivoluzione arrivò nel 2013, quando l’EdgeRank venne totalmente sostituito dal News Feed Algorithm.
L’Arrivo del News Feed Algorithm
Con questa innovazione Facebook cercò così di far vedere a ogni utente soltanto i post che l’algoritmo ritiene più opportuni, in teoria quelli che dovrebbero piacergli maggiormente.
Resta infatti immutata la mission precedente (che è poi l’interesse del Social stesso) di fare in modo che le persone stiano connesse quanto più a lungo possibile.
In un primo momento l’algoritmo era impostato nel dare una visualizzazione prioritaria ai contenuti postati da amici e parenti stretti.
Tuttavia fu rapidamente evidente come non solo questo creasse difficoltà nell’utilizzo di Facebook ai fini commerciali, ma anche che in questo modo si rischiava di non arginare affatto il fenomeno spinoso delle Fake News.
Il rischio anzi era quello di spingerlo maggiormente attraverso la diffusione di contenuti di minor qualità.
Ecco che nel Giugno dello stesso anno fu apportata una modifica all’algoritmo che, con continui aggiornamenti, è valida tutt’oggi.
Una prima selezione dei post molto importante riguarda infatti la visualizzazione secondo attribuzione di punteggi: solo quelli con i punteggi più alti, sia per qualità dei contenuti che per interesse di navigazione dell’utente, compaiono effettivamente sul suo News Feed.
Essendo un sistema implementato con l’intelligenza artificiale (A.I.) l’algoritmo è molto dinamico e in grado di aggiornarsi e modificarsi in base alle ricerche dell’utente e al suo comportamento all’interno del social.
Può anche ricordare le informazioni apprese, in modo da settare il News Feed in maniera sempre più ritagliata sui diversi utenti.
Facebook e le Fake News
Come accennato precedentemente, tuttavia, la questione Fake News non venne arginata e assunse anzi sempre maggior rilievo, tanto che ai giorni nostri risulta ancora un problema insoluto.
Nel 2016, in piena emergenza Fake News, Facebook annunciò nuove contromisure.
Uno strumento interattivo e partecipativo fu l’implementazione del feedback da parte degli utenti, in grado così di contrassegnare le notizie come false e di contribuire alla segnalazione di esse al resto della community.
In secondo luogo, l’azienda stessa fece la sua parte iniziando una più stretta collaborazione con organizzazioni dedite al controllo della veridicità delle informazioni.
Furono poi modificate le politiche aziendali in materia pubblicitaria, al fine di contrastare gli annunci pubblicitari che diffondevano o promuovevano le notizie false a scopo di lucro o politico.
Infine, nel 2018 una nuova modifica di algoritmo incentrava il News Feed sempre di più sulla comunicazione preferenziale di contenuti tra amici e parenti stretti, di fatto riducendo drasticamente le interazioni con pagine ed enti.
Non fu una mossa facilmente interpretabile da un punto di vista strategico.
Da un lato si vide un improvviso calo del 5% del tempo di permanenza medio sul social, dall’altro i ricavi dell’azienda continuavano a crescere e finanziariamente restava forte.
Facebook e la Privacy
Il problema Fake News restò sempre fondamentale, ma più recentemente è stata la questione della privacy la vera spina nel fianco di Facebook in una serie di eventi a cascata di gravità sempre crescente.
Un tool VPN acquistato da Facebook (Onavo) fu reso fruibile dall’app nel Febbraio 2018 con lo scopo apparente di proteggere la privacy impedendo al provider di tracciare la posizione dell’utilizzatore.
Tuttavia si scoprì che Onavo raccoglieva anche informazioni sull’utilizzo di internet, delle app e del telefono dell’utente, per poi trasmetterle a Facebook.
L’indignazione fu tanta, così come quando nel Giugno 2018 un bug rese automaticamente “pubbliche” le impostazioni sulla privacy dei post pubblicati da milioni di persone per una decina di giorni (tra cui quelli dello stesso Zuckerberg).
Nel Settembre dello stesso anno una nuova falla, stavolta per un attacco hacker, espose invece ad alto rischio la sicurezza dei dati di accesso di milioni di account che risultarono così vulnerabili.
Ma fu nel Marzo 2018 che l’agenzia Cambridge Analytics finì nell’occhio del ciclone, per aver acquisito impropriamente (mediante un’app ludica chiamata “This is your digital life”), analizzato e fornito a Facebook i dati privati di milioni di utenti.
Questi dati sarebbero poi serviti per manipolare l’opinione pubblica da parte di campagne elettorali e movimenti politici come Brexit.
Alla luce di fatti di cronaca e notizie recenti l’utilizzo e la manipolazione dell’Algoritmo di Facebook potrebbe sembrare a un occhio inesperto molto semplice.
Tuttavia interagire con uno strumento di tale portata a livello professionale, o comunque in maniera da ottimizzarne il funzionamento, non è certo una cosa intuitiva o alla portata di tutti.
Facebook e l’utilizzo Professionale
L’attribuzione dei punteggi del News Feed è ormai oggetto di studio e rappresenta il “pane quotidiano” col quale si destreggiano oggi i Social Media Marketer e Consultant, dal momento che sono circa 100.000 le variabili che influenzano l’algoritmo.
La nuova frontiera dell’uso professionale di Facebook necessita di un piano di strategia di Social Media Marketing che sia tarato in ogni dettaglio per poter interagire in maniera positiva e fruttuosa con l’algoritmo.
Timing dei post, tipo di contenuti e la loro qualità, bacino di utenza stratificato, numero di interazioni, authority dell’autore…sono solo alcune delle difficoltà cui il moderno professionista deve prestare attenzione.
Le basi sono apprendibili anche mediante corsi ormai appositamente studiati allo scopo di formare gli interessati nell’utilizzo dell’Algoritmo.
Ma va da sé che le competenze richieste dal Professionista che necessiti di un piano di Social Media volto a massimizzare gli investimenti in termini di comunicazione Social, ormai non possa più prescindere da un supporto specifico da parte di figure professionali altamente formate e di esperienza.
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