La data di nascita di Facebook può essere identificata nell’anno in cui il famoso Social Media venne avviato come servizio di rete sociale: parliamo del 2004, con il giorno di lancio al 4 febbraio.
L’attuale dominio, facebook.com venne, tuttavia, registrato nel 2005 poiché prima di questa data l’indirizzo era “thefacebook.com“.
Alcuni studenti di Harvard (USA), tra i quali lo stesso proprietario Mark Zuckerberg, crearono Facebook come social network per la propria università, una sorta di directory online con tutti gli studenti dell’Istituto.
L’idea era quella di permettere ai ragazzi residenti nel campus di identificarsi a vicenda e di riconoscere, soprattutto, i membri di altri dormitori e residenze universitarie.
Lo stesso nome è un richiamo al fatto che Facebook volesse essere una sorta di raccolta indicizzata con informazioni su ogni studente e relativa foto annessa.
Questo concetto è, chiaramente, ispirato all’annuario scolastico (in questo caso in formato digitale) che rappresenta una realtà comune nelle scuole e nelle università americane: si tratta di un elenco cartaceo con nome e fotografia degli studenti, distribuito in alcune università e high schools per promuovere la socializzazione.
Le Origini e le Prime Cause Legali
Prima di Facebook c’era stato un simile tentativo da parte dello stesso Zuckerberg, nel 2003, chiamato “Facemash“, un primo database con le informazioni degli studenti che fu però chiuso rapidamente, perché il giovane programmatore aveva ottenuto i dati personali in modo illegittimo.
La questione Facemash rappresentò solo la prima di una serie di peripezie di Zuckerberg, che in questa specifica occasione rischiò seriamente l’espulsione da Harvard proprio per l’abuso che fece delle informazioni degli studenti.
Con la nascita stessa di Facebook si arrivò rapidamente alla prima causa legale che portò Zuckerberg sui banchi di un tribunale.
L’accusa, in questo caso, fu di plagio e furto intellettuale per aver rubato l’idea ad altri studenti (coi quali aveva fino a poco tempo prima collaborato) per la creazione di una rete sociale chiamata “HarvardConnection“.
La causa si concluse con un accordo legale che diede diritto alla controparte di entrare in possesso di una cospicua quota di Facebook.
Nel frattempo il social network acquisiva sempre maggior fama e in poco tempo la maggior parte degli studenti di Harvard si registrarono al sito.
Da quel momento in poi il successo aumentò costantemente e l’accesso fu man mano consentito a un numero sempre maggiore di utenti: dapprima si diffuse tra gli studenti delle altre università comprese nella cosiddetta Ivy League (Columbia University, Stanford University, etc), poi agli altri atenei e agli studenti delle scuole superiori.
Nel 2006 potevano utilizzarlo tutti i maggiori di 13 anni e un anno dopo già fu tra i dieci siti più visitati al mondo.
Il 2008 fu invece l’anno epocale nel quale gli utenti di Facebook superarono quelli del noto social MySpace, suo “diretto rivale” fino a quel momento.
Un altro anno molto importante fu il 2012: Facebook in questo periodo era a tutti gli effetti un enorme colosso mondiale e arrivò a comprarsi un altro famoso Social Media, ovvero Instagram.
Non solo, perché arrivò il 2014 e Facebook acquistò anche Whatsapp, un momento che segnò di fatto una svolta importante.
Nonostante, infatti, Facebook avesse già un suo proprio servizio di messaggistica istantanea (Messenger) l’acquisizione di Whatsapp determinò un ampliamento enorme degli users, portando all’azienda tutto il bacino di utenza dei giovanissimi (non ancora in grado di potersi iscrivere a Facebook o non utilizzatori) e dei loro contatti stranieri.
Dopo poco tempo l’azienda decise anche di separare il suo Messenger dall’app di Facebook e di crearne una totalmente a parte, da scaricare separatamente e che si interfaccia con l’app principale; nell’aprile del 2017 gli utenti attivi dell’app Messenger erano già 1,2miliardi.
Non dimentichiamoci che sia Instagram, sia Whatsapp, rappresentano a tutti gli effetti degli “spazi” ulteriori nei quali inserire la pubblicità degli advertiser.
Si può capire quindi perché tanto interesse nell’investire in quella direzione.
Un mese dopo Whatsapp, Facebook acquisì anche la compagnia di realtà virtuale Oculus VR, particolarmente interessante per le possibili implementazioni all’utilizzo esperienziale di Facebook.
Se nel 2015 gli utenti attivi erano circa 1,5 miliardi, a inizio 2017 Facebook contava quasi 1,65 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo, di cui circa 1 miliardo connessi e partecipanti ogni giorno (da notare che già il 24 agosto del 2015 si registrò per la prima volta un miliardo di utenti connesso in contemporanea).
Non solo, sempre nel 2015 Facebook dichiarò di avere nelle proprie fila ben 3 milioni di inserzionisti e di aver incassato circa 3,69 miliardi di dollari di utili.
Cifre che salirono vertiginosamente, dato che già nel primo quadrimestre del 2017 gli inserzionisti erano notevolmente aumentati e si arrivò già a toccare i 3 miliardi di dollari di profitto.
Nel 2018 sono stati superati i 2 miliardi di utenti attivi: inutile dire che ormai da diversi anni Facebook risulta essere il Social Network con il maggior numero di utenti attivi.
Cifre così importanti portarono, però, necessariamente anche a un notevole aumento delle difficoltà di gestione di tutta la mole di utenza. Alcuni di questi problemi sono tutt’ora causa di notevoli criticità, talvolta con risvolti legali alquanto ostici e controversi.
In altri casi, invece, le problematiche stesse hanno portato alla messa a punto di soluzioni importanti per i risvolti economici e per i benefici che le aziende possono trarre dall’uso del social network: a tal riguardo è impossibile non citare la storia e lo sviluppo dell’Algoritmo di Facebook (clicca per leggere la storia dell’algoritmo).
Facebook e le Fake News
Un hot topic riguarda la questione delle ormai note e quotidiane fake news, ancora irrisolta e che ha portato nel tempo a introdurre numerosi cambiamenti nell’uso di Facebook.
Si tratta di un fenomeno (non esclusivo di Facebook) portato avanti prevalentemente per fini politici o da siti di click baiting.
In quest’ultimo caso, lo scopo è di generare alti volumi traffico internet che si traducono in aumenti delle entrate derivanti da banner pubblicitari.
Una soluzione parziale è stata quella di introdurre la possibilità, da parte degli utenti, di segnalare le notizie false, e in base al raggiungimento di un numero adeguato di feedback negativi anche la notifica agli altri utenti.
Una criticità molto importante riguarda l’utilizzo del social per quanto riguarda il tentativo di influenzare lo stato d’animo degli utenti. A tal riguardo ci fu un importante scandalo nel giugno del 2014, quando si scoprì che Facebook compiva esperimenti sui propri users mostrando loro preferenzialmente determinati contenuti allo scopo di modificarne l’umore.
Nel 2015, sempre nell’ambito della sfera psicologica, furono introdotte le “faccine” come diverse possibili reazioni emotive agli status e alle notizie, che andarono a integrare il semplice like (“mi piace”) precedente.
La questione Cambridge Analytics
Lo scandalo più importante di Facebook fu però quello universalmente noto come il caso “Cambridge Analytics” scoppiato ufficialmente il 17 Marzo 2018 sulle pagine del New York Times e The Guardian.
L’utilizzo di un’app apparentemente innocua (“This is your digital life”) portò all’acquisizione impropria delle informazioni personali di circa 87 milioni di utenti Facebook, una mole di dati enorme.
Tali informazioni sono state altrettanto impropriamente usate per scopi politici a favore delle campagne elettorali di Donald Trump e Ted Cruz, ma anche della campagna “Vote Leave” in sostegno della Brexit.
Il generale malcontento, l’enorme numero di utenti cancellati e disconnessi dal social e le problematiche legali ed etiche portarono Mark Zuckerberg a scusarsi pubblicamente e alla chiusura dell’agenzia Cambridge Analytics (imputata della manipolazione dei dati incriminati), così come di numerose app similari a This is your digital life.
Tuttavia la questione della sicurezza e del possibile utilizzo dei dati personali degli utenti è ancora fondamentalmente irrisolta, e continua ad essere argomento di controversie legali e politiche.
I Possibili Risvolti Futuri
È poi del giugno 2019 la notizia della creazione di Libra, una criptovaluta che verrà presumibilmente lanciata entro la fine del 2020 in diversi Paesi.
Si tratterebbe di una moneta digitale, acquistabile online attraverso Messenger, Whatsapp e una app apposita (si occupa di tutto la società di Zuckerberg Calibra), e spendibile per acquistare beni e servizi su Facebook o per fare donazioni o come valuta di scambio.
È, tuttavia, ancora in forse l’effettiva autorizzazione da parte delle diverse Banche Centrali a operare come banca e quindi il valore legale della valuta.
E, mentre il mondo si interroga sul futuro impatto economico di Libra, e ancora non si è spento del tutto il caso Cambridge Analytics, su Facebook aleggia l’indagine dell’Antitrust, avviata nel 2019, che riguarda le pratiche per la concorrenza del colosso della comunicazione social.